Diritto all’oblio e ristoratori: cosa dice la legge

RepUP Diritto all'oblio negato ai ristoratori
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Il diritto all’oblio non vale per i ristoranti. Ogni recensione, quindi, è per sempre. A tracciare la strada che impedisce la possibilità del diritto all’oblio per gli esercizi commerciali è una recente decisione del tribunale di Roma. La sentenza sancisce che, quando si tratta di commenti su locali, prodotti, negozi e servizi, condivisi sulle piattaforme online come Google e TripAdvisor, conta di più l’interesse degli utenti che il diritto di esercenti e professionisti di eliminare dalla Rete informazioni sul passato. In pratica: mentre un ex detenuto può ottenere, una volta scontata la sua pena, che vengano rimosse dal motore di ricerca di Google le informazioni che riguardano la sua condanna, un ristoratore non può chiedere che vengano eliminate le recensioni negative sul suo ristorante.

Un precedente storico

Il diritto all’oblio prevede che non debbano essere diffuse informazioni sul passato di qualcuno senza che ce ne sia motivo. Secondo il Tribunale di Roma, le recensioni in Rete hanno diritto di esistere a prescindere dalla volontà di chi viene valutato e indipendentemente dal danno che ne consegue, anche quando si tratta di commenti negativi ormai datati. Diventa quindi sempre più importante sapere come gestire al meglio le recensioni online perché non danneggino ma anzi valorizzino il proprio business.

I consumatori, chiariscono i giudici, hanno il diritto di sapere se e quando un ristorante, un negozio, ma anche un medico o un architetto non hanno soddisfatto i clienti.

Si tratta di un precedente molto significativo, anche perché nel nostro Paese le sentenze segnano spesso una svolta nella magistratura, influenzando le decisioni future di altri tribunali.

Il caso del chirurgo

L’episodio che promuove le recensioni a testimonianze immortali ha origine dal ricorso di un chirurgo plastico di Roma, che ha pensato bene di chiedere “un ritocchino” sulla propria scheda Google My Business, il servizio del noto motore di ricerca dove tutti gli utenti possono recensire ogni sorta di attività locale. Oltre a molte recensioni positive, infatti, il medico estetico ne aveva collezionata anche qualcuna negativa. Del resto è inevitabile: solo chi non lavora non ottiene commenti negativi. In particolare, quattro recensioni molto critiche sconsigliavano agli altri utenti di affidarsi al chirurgo. Il professionista ha chiamato in causa Google, pretendendo che fosse rimossa tutta la scheda, o almeno le recensioni negative. Ha chiesto, inoltre, che qualunque commento poco lusinghiero fosse eliminato dalle pagine dei risultati entro 24 ore, spingendosi forse troppo oltre. Il Tribunale di Roma ha respinto la richiesta, condannando il medico al pagamento delle spese legali per intero.

Un diritto protetto dalla Costituzione

Il diritto di critica, sottolinea la sentenza, può essere esercitato anche “in modo graffiante e con toni aspri”, perché si fonda su alcuni principi chiave sanciti dalla nostra costituzione, come la libertà di espressione. Chi offre un servizio al pubblico deve sempre accettare le critiche. 

Cercare di contrastare il potere delle recensioni è come lottare contro i mulini a vento. Ma prendere in mano le redini della reputazione online del proprio ristorante, invece, è possibile. E si possono utilizzare a proprio vantaggio persino le recensioni negative. Per restare aggiornati in tema di diritto all’oblio nel nostro Paese la cosa migliore da fare è consultare il sito del Garante per la Protezione dei dati personali.

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